di Luigi Coppola –
«Il 26 febbraio di settant’anni fa lo Statuto della Sardegna veniva promulgato con la legge costituzionale n. 3, approvata con 280 voti a favore, 81 contrari e due astenuti, durante una delle ultime febbrili sedute dell’Assemblea costituente. Diveniva, dunque, la terza legge costituzionale della neonata Repubblica democratica e antifascista. Oggi ricordiamo quel momento fondante e abbiamo l’onore di farlo alla presenza del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che ringrazio a nome dell’Istituzione che rappresento e di tutti i cittadini sardi». L’ incipit del presidente del consiglio regionale sardo Gianfranco Ganau ha aperto le celebrazioni per il Settantesimo anniversario dello Statuto sardo, durante la seduta solenne alla presenza del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Il quale ha concesso centoventi minuti della sua giornata d’inizio settimana, sostando a Cagliari dalle undici alle tredici del ventisei febbraio, il lunedì polare con il ghiaccio e la neve di Burian che ha attanagliato tutta l’Italia, isole comprese.
Una serie d’iniziative in pillole ha caratterizzato l’attento cerimoniale durante il blitz presidenziale che ha posto la sicurezza della città metropolitana di Cagliari in un’allerta blindata sin dalle prime ore del mattino.
I giovanissimi studenti dell’istituto comprensivo Puxeddu di Villasor hanno accolto il Presidente Mattarella intonando l’Inno d’Italia. il ‘Coro Nugoro Amada’ di Nuoro diretto da Gianni Garau ha eseguito il tipico brano “Su patriotu sardu a sos feudatarios” (Procurade ‘e moderare). Nel mini road show trovati anche i tempi per intitolare la Sala Giunta di Villa Devoto (sede istituzionale della giunta regionale) a Emilio Lussu e per incontrare gli ex presidenti di Giunta e Assemblea. Volto alla “giovane età” (con tanto d’infante ai quattro mori nel logo ideato per l’occasione), il messaggio degli amministratori Sardi, con un opportuno rimando al futuro per una (auspicata ?) compiuta autonomia della Carta regionale.
Il significato politico di questa ricorrenza a sei giorni dalle elezioni politiche (in sostanza è certo il trasloco dalla presidenza del consiglio regionale di Cagliari allo scanno romano in Senato per il dott. Ganau) potrebbe desumersi nelle dichiarazioni del Governatore Francesco Pigliaru che ha anche ricordato: “Lo Stato deve accompagnare la Regione Sardegna per ottenere il pieno riconoscimento dell’insularità nella sede dell’Unione Europea”. Sarebbe, probabilmente, più opportuno ricordare gli sforzi e gli esiti già prodotti all’epoca (glaciale) della presidenza Soru in occasione del sessantesimo anniversario dello Statuto (http://www.regione.sardegna.it/j/v/80?s=73874&v=2&c=74&t=1) e se il salto temporale fosse troppo remoto, rinverdire la recente inammissibilità promulgata lo scorso trentuno gennaio dall’Ufficio regionale del Referendum circa l’indizione della consultazione elettorale in Sardegna per l’inserimento del “principio d’insularità” nella Costituzione.
Iniziativa molto sostenuta da oltre novantamila firmatari solidali con il comitato promotore avallato fortemente dai massimi rappresentanti istituzionali sardi che al passaggio presidenziale in assemblea consiliare, hanno steso preziosi e antichi tappeti artigianali della tradizione isolana.
Nel garbo istituzionale del Presidente Mattarella pronto a tornare a Cagliari pochi mesi dopo aver inaugurato l’anno accademico universitario, il distinguo dei due consiglieri regionali del Partito dei Sardi (rimasti seduti, per protesta, durante l’esecuzione dell’inno nazionale) rimane l’unico segnale di attenzione reale allo stato sociale dei cittadini Sardi. Gli unici, ancora tanti, che avrebbero dovuto beneficiare di strumenti reali e quotidiani di pari opportunità con i cittadini connazionali della penisola.
fonte: caratteriliberi.eu