Il vecchio che avanza. Peter Gomez sul voto del 4 marzo

A giochi fatti, sembra che fosse tutto scontato e in parte lo era. Rileggere alcune note nel pamphlet di Peter Gomez, Il vecchio che avanza, in uscita lo scorso febbraio per i tipi di Chiarelettere, mentre scorre in diretta il primo responso dall’urna della Camera dei neo Deputati, riunitisi per il primo scrutinio che dovrebbe eleggerne il nuovo presidente, provoca nel lettore riflessioni già note, coerenti al titolo del saggio.  Che, forse, non vedrà una seconda edizione, rispetto al suo scopo dichiarato nel corposo sottotitolo, una “guida informata per un voto consapevole”.

Nell’evoluzione della nuova situazione politica creatasi all’indomani del quattro marzo con l’evidente e preventivato stallo fra le opposte forze politiche, perdenti o vincenti, poco importa (ai cittadini va da se), rispetto alla complicata se non impossibile impresa di costruire un nuovo governo, degno delle sue essenziali prerogative, il messaggio emergente invoca una fase nuova legata alla contingenza urgente di ripartire.

All’uopo nuove iniziative editoriali (instant book) e quant’altro nascono in parte con l’intento di promuovere nella pubblica opinione un approdo (legittimo o necessario ?) a una situazione istituzionale che possa fare “sintesi” del quadro a dir poco disomogeneo che raffigura l’Italia segmentata dal consenso popolare.

Non scopriamo oggi l’autore e il suo giornalismo che ha fatto scuola nel nostro Paese, soprattutto nel filone della cronaca giudiziaria, appendice di un sistema politico inquinato dal malaffare, imploso con l’indimenticabile ma non irripetibile stagione di “Tangentopoli” dei primi anni Novanta. Ciò che colpisce in modo evidente è la quasi perfetta sovraesposizione fra le previsioni della vigilia, avanzate dallo stesso autore con dei dati politici e sociali ben poco confutabili e non riferibili a meri sondaggi, con i risultati emersi dall’urna. Un quadro quasi disegnato a tavolino dagli autori di una legge elettorale congeniata da un ampio fronte parlamentare a guida pd per contrastare l’ascesa dei pentastellati. Studiata con delle norme così distanti da una decente percezione di partecipazione attiva di un elettorato logorato e stanco da determinare un risultato così disastroso per gli stessi artefici del noto “Rosatellum”.

Nella puntuale ricostruzione storica, Gomez ripercorre le recenti fasi decisive succedutesi nell’ultima legislatura avviata nel 2013 da Enrico Letta e perpetuata nell’incestuoso processo di fusione fra pd e forza italia con l’avvio dell’infausto “patto del Nazareno”, degenerato in quella creatura o feticcio politico chiamato “Renzusconi”.  In esso emergono tutti i protagonisti e comprimari di azioni e scelte propedeutiche alla più singolare e demagogica campagna elettorale 2018. Impressiona il maggiore e dettagliato elenco di candidati impresentabili alla carica parlamentare, nonostante l’importante lavoro dell’apposita commissione d’inchiesta presieduta dall’immolata Rosy Bindi, uscita dall’agone parlamentare nel modo più alto e dignitoso a lei consentito.  Lo stesso Gomez presta il fianco (volutamente) a più guitti autoreferenziali, quando per confermare l’affidabilità delle fonti circa le percentuali riportate sulle iniziative comuni nelle riforme di legge simbiotiche fra pd e f.i. ricorre all’autocitazione tirando in ballo nella sequela dei fatti, inchieste svolte dal mensile “Fq Millenium”, da lui stesso diretto e anche più avanti rimarcando servizi d’inchiesta giornalistica condotti da reporter del fattoquotidiano.it. Salvo poi ricordare anche il lavoro di altri colleghi scrittori, a proposito delle politiche economiche promosse in Germania, con la citazione di Guido Maria Brera e Edoardo Nesi, autori del saggio “Tutto è in frantumi e danza” (La nave di Teseo edizioni 2017).  L’iperbole fuori giri del renzismo e il lunghissimo elenco di politici e “figli di”, pronti a riempire le due aule parlamentari romane chiudono il volume, ennesima testimonianza scomoda in un Paese altrettanto diviso e confuso. 

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