“Un’orchestra composta di grandi musicisti, l’OJS è l’unica big band italiana stabile, un patrimonio prezioso per la nostra nazione che ha bisogno di realtà come queste.”.
Il commiato di Fabio Concato dalla ribalta del teatro comunale di Sassari, gremito oltre le più rosee aspettative, suggella un enorme successo della Musica Italiana in Sardegna.
La quindicesima edizione della rassegna “Jazzop” organizzata da ABNO (Associazione Blu Note Orchestra – http://www.abno.com/ ), ha messo in scena il quindici maggio (con replica il sedici al teatro Massimo di Cagliari) un progetto inedito dagli esiti preventivati non scontati.
“OJS meets Fabio Concato” ha unito in due ore di grande spettacolo i migliori e noti brani del cantautore milanese con gli standard e le arie della più longeva jazz band italiana. Una fusione sinfonica alta e brillante arricchita con gli arrangiamenti e la direzione del Maestro Gabriele Comeglio.
Un preludio orchestrale che regola ad arte un eccellente interplay fra tutte le sezioni della band anticipa l’ingresso di Concato sul palco per la prima esecuzione (“Bella bionda”) di una scaletta forte di diciotto brani del ricco repertorio.
A seguire “Ti ricordo ancora” scalda gli animi di tutti gli spettatori pronti a cogliere l’invito di unirsi nel canto con il protagonista in scena. La visitazione delle canzoni tratte dall’omonimo album del 1984, rende la parte musicale più bella e partecipata con: “Tienimi dentro te” – “Guido piano”. Una carrellata che attraversa gli anni musicalmente irripetibili della prima metà degli Ottanta, sino alla presa totale con “Fiore di maggio”, scritto in omaggio alla neonata figlia Carlotta. Sin qui sarebbe stato un bel concerto con la tempra ancora forte del cantautore, presentatosi nel consueto completo scuro provvisto delle inseparabili lenti nere per proteggersi dalle luci di scena. Ciò che ha reso memorabile la serata, certamente, il felice connubio con l’Orchestra guidata dall’estro di Comeglio.Gli arrangiamenti briosi dalla contaminazione di stili americani del secondo dopo guerra, incrociati con i sound più lenti e mediterranei hanno rinnovato i brani applauditissimi. Così la sezione fiati con alcune ottime incursioni di Giovanni Sanna Passino e Agostino Frassetto innesta ritmi da Charleston in “Sexy Tango”. Mariano Tedde alle tastiere e Alessandro Zolo al basso elettrico si superano nel finale dei bis con “Rosalina”. Nella stessa ora dei saluti, con la notte che fa capolino, la poesia di Concato emerge struggente nei versi di “Non smetto d’aspettarti”.L’altro aspetto, dirimente nella stupefacente serata,
i dialoghi dell’autore, sapiente nel creare un fluido continuo e coinvolgente con il pubblico. Serio nel sostenere il ricordo di Giulio Regeni e la relativa causa di Amnesty International come nelpresentare “051/222525”, scritta nel 1988 per contribuire all’azione di Telefono Azzurro. Istrionico e ironico con se stesso quando per suggerire i suoi consumati brani storici afferma di averli proposti come inediti al Baglioni direttore artistico del recente festival di Sanremo.
Umile oltre modo quando enfatizza il supporto di OJS nel suo essere musicista non di estrazione jazz. Celando di fatto l’attività del papà, Luigi Piccaluga, chitarrista, autore jazz, noto come Gigi Concato (il cognome adottato dalla sua mamma, Augusta, giornalista poetessa, nonna del sessantacinquenne milanese Fabio), maestro di Jannacci.Al felice rapporto con il genitore che gli svelò i grandi autori musicali, Concato dedica la sua “Gigi”, scritta nel 1989. Il brano inserito nell’album “Giannutri” edito nel 1990, contiene “Speriamo che piova”, l’esecuzione con l’Orchestra è splendida.Gli scrosci di applausi sono frequenti, gioiose anticipazioni della prolungata ovazione finale che invoca il ritorno in ribalta. A Sassari Fabio Concato sdogana con eleganza leggera i toni plumbei, talvolta calcati da una critica non sempre benevola con il suo profilo. Schivo, renitente ai richiami televisivi o alle adunate da grandi numeri. Il calore forte e inatteso anche di molti giovani presenti in platea lo spinge a esternare un desiderio improvviso sopraggiunto negli abbracci finali con Comeglio e i musicisti sardi: “…sarebbe bello ripetere questo concerto, magari trenta date in tutta Italia…”. Preso in parola, ci contiamo.