“E’ una lunga tradizione e si vede.” – L’incipit nel saluto di Antonio Cabiddu nella conferenza stampa, tenutasi lo scorso diciotto novembre a Sassari semplifica con efficacia un patrimonio di cultura e teatro di vasta portata per lo sviluppo della Sardegna.
Una presentazione particolare, tenutasi per la prima volta nell’auditorium del teatro comunale di Sassari che segna i quaranta anni della rassegna di prosa invernale.
Un risultato unico e importante per la Cedac, dal 2015 rinnovatasi come circuito multidisciplinare (ampliando l’offerta alla musica e alla danza) ottemperando alla riforma MIBACT che ne prevede uno per ogni regione italiana.
Il circuito ha raggiunto risultati eloquenti: la sua penetrazione nell’isola conta venticinque località.
E’ proprio sulla natura giuridico sociale rispetto all’attività condotta in questi otto lustri, si è speso con la consueta chiarezza l’intervento del presidente dell’ente cagliaritano.
“L’ossatura legislativa ha una valenza in campo nazionale. Il circuito è un patrimonio della Regione. Una politica culturale dovrebbe nascere dalla Regione. La Cedac è una cooperativa privata ma è valutata in competizione con gli atri circuiti regionali che hanno come sostegno la stessa Regione. E’ necessaria un’idea di sviluppo che intenda tutelare la rete dei teatri.”
Il comune di Sassari, presente con l’assessore alle politiche culturali Rosanna Arru (che ha scelto questa sede per la conferenza stampa), ha sensibilizzato non solo la Cedac ma tutte le associazioni cittadine che si occupano di cultura e spettacolo, sulle difficoltà di gestione del teatro comunale.
Una situazione complicata ma non impossibile da affrontare. Nei tempi bui di tagli alle risorse pubbliche destinate alla cultura e alle produzioni teatrali, esempi virtuosi da emulare si realizzano in altri luoghi del Mezzogiorno d’Italia (sarà un caso…). E’ il caso della Puglia ricorda Cabiddu, dove un opportuno utilizzo dei fondi europei ha prodotto risultati importanti.
Affrontata la prioritaria e doverosa premessa politica istituzionale, Valeria Ciabattoni, direttrice artistica Cedac, ha descritto con la consueta competenza didascalica i contenuti del palinsesto invernale. Una lunga serie di “pillole di bellezza”. Una definizione adeguata usata dalla Ciabattoni per accomunare i tredici titoli in programma (uno in più per la prosa rispetto alla passata stagione) con l’esordio fissato al diciassette dicembre (“Dracula”, trasposizione teatrale del celebre romanzo di Bram Stoker a cura di Carla Cavalluzzi e Sergio Rubini ) l’epilogo il ventisette aprile con “Il costruttore Solness” di Henrik Ibsen, uno spettacolo di Alessandro Serra con Umberto Orsini
Un cartellone ampio nell’offerta con innesti e commistioni di mondi inclusivi e convergenti: musica e cinema. Tante le prime in ambito regionale e un poker di spettacoli in danza dal respiro internazionale.
Autorevoli i protagonisti in ribalta. Impossibile citarli tutti. Alcuni saranno graditi ritorni sui palchi sardi. Umberto Orsini, Giuseppe Pambieri con Paola Quattrini, Cochi Ponzoni e Erica Blanc, Sergio Rubini e Luigi Lo Cascio, Mariangela D’Abbraccio e Daniele Pecci, Lucia Mondello e Fabio Sartor. I danzatori Anbeta Toromani e Alessandro Macario, la giornalista Paola Maugeri, il nostro Paolo Fresu (con un tributo a Chet Baker) per ricordarne una straordinaria selezione.
Il pubblico di Sassari risponde storicamente con una partecipazione decisiva. Non solo nei numeri ma soprattutto nella componente studentesca e dei giovani spettatori. Una spinta propulsiva fornita dalla rete degli istituti scolastici superiori e dall’importante contributo Ersu, rappresentato dal vice presidente Mario Pinna.
Senza dimenticare l’azione capillare e meticolosa del veterano Tore Pintus vero frontman nella macchina organizzativa della rassegna. Dalla gestione del booking all’accoglienza al Foyer. Un riferimento puntuale per spettatori, artisti e steward in sala.
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