Consapevoli dei cambiamenti geopolitici. I contributi di Aspenia.

«Purtroppo, l’urgenza di questa conversione ecologica sembra non essere acquisita dalla politica internazionale, la cui risposta alle problematiche poste da questioni globali come quella dei cambiamenti climatici è ancora molto debole e fonte di forte preoccupazione»..

Le dichiarazioni di Papa Francesco rivolte al corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede lo scorso otto gennaio non lasciano margini rispetto alla centralità globale della questione madre che regola le condizioni necessarie e indispensabili per la continuità sostenibile dell’intero pianeta.

Il dibattito sugli effetti planetari dovuti ai cambiamenti climatici e ancora più sulle iniziative da adottare per azzerare le emissioni tossiche su scala internazionale, assume ogni giorno spazi crescenti nei palinsesti mediatici della maggior parte degli stati occidentali con regimi politici democratici.

E’ di questi giorni l’annuncio dei massimi vertici istituzionali U.E. dell’avvio del Green Deal con il relativo stanziamento di mille miliardi di euro (un terzo del fabbisogno necessario) per il condiviso obiettivo di azzerare le emissioni entro il 2050. Di questa ingente dote monetaria di miliardi, quattro dovrebbero essere destinati in via esclusiva a Taranto per il dossier ex Ilva Acelor Mittal e relative bonifiche.

L’accelerazione al mainstream globale spinto dai venerdì ecologici avviati con i tour mondiali della giovanissima attivista svedese Greta Thunberg, ha contribuito in maniera forte a penetrare la tutela ambientale in cima alle priorità nell’agenda quotidiana della politica, della cronaca europea e italiana.

Non è casuale se il numero 86 della rivista Aspenia, l’ultimo del 2019, abbia dedicato sin dal titolo di copertina, “Verde ma non troppo”, approfondimenti importanti e scientifici dalla valida valenza divulgativa.  

La testata, edita dal GRUPPO24ORE, diretta da Marta Dassù, horgan house dell’autorevole associazione internazionale non profit Aspen Institute Italia, conferma la non comune vocazione nel fruire alla platea di lettori volenterosi un’ampia offerta di conoscenze e visioni inedite sui temi stringenti della politica e cultura globale.  Svelando notizie e informazioni documentate da crediti autorevoli e istituzionali di varie fonti nazionali ed estere.

Talvolta riferibili, in un immaginario popolare, non sempre adeguatamente formato, a elitari think tank intellettuali di non meglio specificati circoli finanziari.

Nel numero richiamato una serie di saggi chiariscono temi decisivi troppo spesso bistrattati da una comunicazione dominata dalle esigenze di rapidità, stereotipata con slogan ripetuti quanto fuorvianti.

Volutamente ho aggiunto il termine volenteroso a quello dei lettori.

E’ possibile dissentire e contestare qualsiasi assioma o teorema che possa essere percepito come imposto o calato dall’alto, dal così detto pensiero dominante.

Poterlo fare non vuol dire studiare necessariamente l’intero scibile umano che caratterizza il nostro passaggio terreno.

Approfondire, per conoscere temi che paiano scontati, solo perché mutuati da decine o centinaia d’immagini con efficaci messaggi didascalici che affollano i nostri smartphone o dispositivi portatili, significa, altresì, leggere.

Rileggere, talvolta studiare. Impegnare alcuni minuti della giornata, investire qualche spicciolo, pochi centesimi al giorno secondo i casi.

Per coltivare quelle pari opportunità almeno nella possibilità di sviluppare un ragionamento autonomo e non indotto dal target virale di turno.

L’editoriale firmato da Roberto Menotti e Marta Dassù c’introduce in un cambiamento apparentemente complicato ma possibile quanto necessario.

I contributi di Davi Livingston e Laura Cozzi ci aiutano a rivedere alcune posizioni semplicistiche. Dove il cuore della geopolitica non è certo rappresentato da una contrapposizione (dai toni spesso grotteschi e provinciali) esclusiva fra sovranisti e riformisti, conservatori e progressisti.

A dir poco illuminante il saggio di Davide Bovio che analizza da un osservatorio sociologico le relazioni fra attese e aspettative rispetto ai grandi passaggi infrastrutturali nel nostro Paese. Vissute nelle reazioni di contrasto fra diversi strati della società italiana di fine Novecento.

Non da meno, i servizi firmati da Marta Ottaviani e Ignazio Ingrao ci conducono in un nuovo percorso verde. Non futuribile o auspicabile. Di fatto già iniziato nei nostri giorni, convulsi e caratterizzati dalla successione rapida di eventi incerti e portatori d’incessanti allarmi circa le prospettive di futuro benessere.

Il prologo, con le firme di Giuliano Amato (presidente onorario Aspen) e Carlo Scognamiglio Pasini in un riverbero politico, non secondario rispetto alle precedenti visioni affrontate, ricordano il profilo del primo presidente di Aspen Italia, Gianni De Michelis, scomparso nello scorso maggio 2019.

La conclusione di Giovanni Farese (storico e docente presso l’Università europea di Roma), traccia un riscontro storico culturale sui primi settant’anni di vita di The Aspen Institute for Humanistic Studies.

L’istituzione sorta nel luglio del 1949, in occasione del “Goethe Bicentennial Convocation and Music Festival”, trasmette importanti occasioni di formazione e conoscenza per quei lettori volenterosi di cui sopra, ancor di più per le giovani generazioni italiane, nonostante tutte le asperità quotidiane. Nelle librerie e nelle principali edicole è disponibile il nuovo numero 87, il primo del 2020. Ulteriori informazioni per la versione digitale e/o l’acquisto telematico su:

https://aspeniaonline.it/aspenia-classic/

Buona lettura.

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