Grande la confusione. Le riflessioni del Leader Maximo.

“La Rivoluzione culturale portò con sé una sconvolgente destabilizzazione degli assetti tradizionali cinesi. Una vera e propria persecuzione delle classi dirigenti per chi aveva studiato e sapeva di più fu considerato un nemico e mandato a zappare la terra per essere rieducato.”.

La citazione sopra riportata sovrappone con inquieta assonanza un corso storico nell’estremo e lontano Oriente del secolo scorso con ricorso contemporaneo, latente in tutto l’Occidente, non solo nel vecchio continente europeo, ancora più con sopite evidenze, nel nostro Paese.

La metafora si manifesta chiara in questo straordinario e drammatico passaggio della crisi pandemica. Dove le distanze dal lontano e poco conosciuto Sol Levante, si sono azzerate negli ultimi lustri e l’avanzata economica della Cina ha segnato relazioni di causa effetto nell’ingerenza commerciale, dalla portata dirompente quanto poco illuminata, proprio nella crisi tombale scaturita dalla diffusione virale del covid19.

Ultimo drammatico fenomeno, sofferto in tutto il pianeta, affrontato con una serie di dinamiche e iniziative inedite. Diverse in ogni caso rispetto a quelle che si sarebbero potute immaginare rispetto a qualche decennio scorso.

La repentina compromissione nella stabilità dei valori sociali, antropologici, poggiati sui sistemi occidentali di matrice democratica e capitalistica, ha svelato compiutamente il superamento dei tradizionali equilibri geopolitici internazionali.

L’urgenza di comprendere, prima di affrontare, i complessi mutamenti in evoluzione sono ben contestualizzati nel recente saggio, uscito da poche settimane nelle librerie italiane con tutti i presupposti di un nuovo caso editoriale, non fosse altro per la paternità dell’opera.

 

“Grande è la confusione sotto il cielo”, questo il titolo in copertina che evoca un aforisma di Mao Zedong, è l’ultima uscita editoriale di Massimo D’Alema con i caratteri di Donzelli editore.

Il libro, fresco di stampa dalla fine dello scorso aprile, ha avuto un battesimo televisivo, lo scorso ventiquattro maggio nel talk domenicale in onda su Rai3 condotto dalla giornalista Lucia Annunziata, alla presenza dello stesso autore( https://www.msn.com/it-it/video/amici/lintervista-a-massimo-dalema-mezzorainpiu-24-05-2020/vi-BB14wU5m )

Prescindendo dai clamori che accompagna ogni pubblica esternazione del primo ex premier post comunista nella Repubblica Italiana, il libro suscita una serie di consapevolezze rispetto a una puntuale analisi sulla genesi delle principali vicende degli ultimi trent’anni trascorsi nel sistema politico sociale mondiale. Una fase storica che ha originato l’attuale crisi dell’ordine sugli equilibri internazionali.

Il lavoro poggia su sei incisive lezioni redatte prima che si manifestasse la pandemia del coronavirus.

Il vulnus nella ricerca Dalemiana centra la crisi del modello basato sulla “liberal democrazia dell’economia di mercato”, in virtù della quale si è avviata dopo il 1989  una fase di “gramsciano interregno”.

Spartiacque epocale che ha visto la scomparsa del “vecchio ordine” senza la nascita compiuta di uno nuovo che lo soppiantasse.

Da Piazza Pulita La7
28 maggio 2020

Il sottotitolo “Riflessioni sulla crisi dell’ordine mondiale” e la prefazione sulla bufera del coronavirus, marca il dilemma mondiale contemporaneo sul rapporto fra la Cina e il resto del mondo occidentale. Un rapporto che non può, secondo D’Alema, non considerare il regime di Xi Jinping un “interlocutore irrinunciabile”. 

L’architettura sistemica della comunità internazionale, all’indomani della seconda guerra mondiale, puntellata con una serie di dispositivi e organismi di garanzia, (dagli accordi di Bretton Woods, alla nascita dell’Onu sino al FMI e WTO) sarà inadeguata rispetto ai mutamenti strutturali della nuova mappa geopolitica.

Nel memorandum dei principali dossier aperti la paradossale criticità è nel fallimento regionale di quei sistemi occidentali perpetuatisi nel segno di una corroborata, a lungo indiscussa, alleanza atlantica di matrice angloamericanaDestinata a una costante erosione prima, con una scalata non proprio consensuale, dall’ingerenza Nato nell’azionariato politico culturale dell’ex Unione Sovietica

La crescita non controllata di nuovi soggetti politici economici tali da estendere il basico G7 al già stagionato G20, con la sindrome di accerchiamento di Putin, la crisi nell’area balcanica sino al conflitto irrisolto nel Medio Oriente. Per arrivare alle migrazioni derivate dalle guerre di Libia e Siria, sino alle derive nazionaliste rappresentate nell’asse Trump Johnson con l’attuazione della Brexit.

In linea con il consueto aplomb, talvolta urticante, il lavoro di D’Alema, forte di un’importante bibliografia, non tralascia alcuni aspetti più personali, quasi intimi del suo lungo percorso politico. L’incontro con Papa Giovanni Paolo II, segna il definitivo sdoganamento del comunismo in Europa. Un’immagine forte dai presagi inquietanti. Annotato anche il suo primo viaggio cinese da giovane dirigente FGCI, inviato dal non dimenticato segretario comunista Enrico Berlinguer.

Qui il dubbio di una persistente intolleranza con una parte importante della stampa italiana, riconosciuta nel classico “fuoco amico” – verrebbe da dire – sorge spontaneo.

E’ probabile che un Marco Damilano, per citare un nome a caso, non abbia ancora letto questo libro, prima di scrivere il suo ultimo pezzo 

(https://espresso.repubblica.it/attualita/2019/06/11/news/enrico-berlinguer-un-leader-senza-eredi-1.335854?fbclid=IwAR16hV8MacaUC75V3H-XamGK9GQ7WmpxgemTHPKb6hos8VqfCu11KN3XQlY) 

in occasione del trentaseiesimo anniversario della scomparsa dell’ultimo segretario sardo a Botteghe Oscure.    

Nei memoriali citati da D’Alema la visita a Gerusalemme al Cardinale Martini in compagnia del figlio ragazzo, Francesco. Già citato nell’incipit fra i collaboratori nella stesura del testo. Seppur passato come il contributo di un privato cittadino, coerente al crinale di una Sinistra, mai distanziata, il saggio del Leader Maximo non passa inosservato alla critica.

Ancor più ai lettori. Proprio per quel senso di appartenenza alla vita politica mai sospesa. In una militanza dalla cifra dialogante, cresciuta nel segno del multilateralismo. Un’aspirazione ai canoni liberali ecumenici dell’inclusione. Spinti talvolta con una disinvoltura eccessiva da apparire invisa ai più.

Da PiazzaPulita La7
28 maggio 2020

Ad ogni modo l’urgenza di riformare l’Europa nel segno dello sviluppo, del lavoro per tutti con minori diseguaglianze e tensioni sociali è l’unica via sostenibile per riscrivere un nuovo e serio patto di stabilità.   

Buona lettura.  

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