“Non poteva però sfuggirgli che, così facendo, avrebbe messo in pericolo la vita della moglie e del figlio. Perché l’ha fatto? Concludo, principe, consigliandole vivamente di lasciar perdere: chi tocca il Vaticano a volte muore, è accaduto perfino ai papi.”
Il passaggio perentorio è stralciato da un dialogo in una scena chiave, descritta con la traccia noir che caratterizza l’intero romanzo. L’ultimo scritto da Giancarlo Capaldo, “La ragazza scomparsa”, edito nello scorso ottobre 2021 per i caratteri di CHIARELETTERE.
“Un’opera di finzione”, come ricorda l’avvertenza segnalata in bella posa nella pagina che precede l’incipit della trama.
Una citazione dovuta, in linea con la scelta dell’opzione romanzata per proporre una trama avvincente. Ispirata dalla oscura e drammatica vicenda del rapimento di Emanuela Orlandi, occorso a Roma il ventidue giugno 1983.
Un vulnus irrisolto nella cronaca giudiziaria italiana dalla portata internazionale, riportato periodicamente alla ribalta delle attenzioni dei media di tutto il globo.
Pertanto, l’uscita di questo libro è quasi un riverbero.
Il seguito del suo primo romanzo “I delitti di via Margutta” (CHIARELETTERE 2020), scritto dal magistrato, procuratore aggiunto a Roma, inquirente in varie storiche inchieste giudiziarie. Incluse la strage terroristica del rapimento Moro, le vicende eversive legate alla banda della Magliana e complicati dossier coinvolgenti rilevanti gruppi industriali internazionali attivi in Italia.
L’evoluzione diffusa di nuove rivelazioni avanzate dallo stesso autore, ha accompagnato l’uscita di questo nuovo lavoro.
Circa il coinvolgimento diretto del Vaticano, pronto sin dal 2012, a collaborare con la magistratura italiana per consegnare alla famiglia, il corpo di Emanuela Orlandi.
Scomparsa nel più oscuro mistero ricordato in Italia.
Un’iniziativa amplificata con le clamorose dichiarazioni inedite. Annunciate nell’intervista televisiva rilasciata da Capaldo al giornalista Andrea Purgatori nel popolare talk giornalistico “Atlantide”. Trasmesso su La7 con la puntata dello scorso dodici dicembre 2021.
La visione del giudice narrata nel libro estende l’iperbole immaginaria con la surreale alleanza fra ambienti elitari, eredi della nobiltà romano massonica e la figura del Pontefice di fresca elezione, nominatosi col nome di Giovanni Paolo III. Fra l’altro già veterano in una prolungata carriera da “facente funzione” nel ruolo di Segretario di Stato.
L’incipit del romanzo vede il Pontefice trattenere dialoghi molto riservati con un interlocutore di consolidata amicizia. Erede di antico araldo, rappresentato dall’improbabile principe Gian Maria Ildebrando del Monte di Tarquinia, rampollo di elevato blasone, fedelissimo nei secoli di storia allo Stato Pontificio.
Una potente lobby capace di determinare l’esito del Conclave per il successore al soglio pietrino. Superando tout court la professata opera dello Spirito Santo.
La trama evolve in uno scorrevole susseguirsi di eventi dove il suddetto ricchissimo principe, protagonista con la consorte, sarà impegnato in una complessa e rischiosa indagine nella ricerca di un conto cifrato dello IOR (Istituto Opere Religiose), la banca del Vaticano.
In questo rocambolesco obiettivo s’incroceranno una serie di attori, alcuni dei quali religiosi e porporati di altissimo profilo.
Responsabili sul finire degli anni Settanta della scomparsa di una giovanissima fanciulla, Eloisa Oderisi (alter ego della povera Emanuela Orlandi), riconosciuta vittima d’indicibili faide, all’interno delle mura leonine.
Il ritmo incalzante impresso dall’autore non cela elementi di aderenza alla realtà.
La cifra d’inquietudine prospetta scenari da derubricare dai fantastici orizzonti. Montati esclusivamente sul complottismo delle illazioni.
Il ricorso alla narrazione “inventata” nell’opzione del romanzo, lascia al lettore un ampio spettro d’interpretazioni sulla ipotetica soluzione di un giallo. Ispirato alle vicende delittuose realmente consumatesi circa quaranta anni fa.
Vieppiù la comune convinzione, al di fuori della verità giuridica ricercata nei processi penali (riaperti con nuove iniziative della parte lesa, dopo le ultime dichiarazioni dello stesso Capaldo), che più soggetti attualmente viventi, siano a conoscenza di elementi decisivi, circa l’identità dei veri protagonisti. Responsabili e mandanti di più gesta criminali ascrivibili alla scomparsa della Orlandi. Senza tralasciare – vano l’eventuale tentativo – l’immaginario poco credibile, per usare un eufemismo, di una percentuale importante, deteriorata e corrotta nella condotta di una variegata schiera di alti prelati.
Limitata anche nei numeri a quel “clericalismo”, dedito alla “mondanità dello spirito”, duramente stigmatizzato da Papa Francesco nell’intervista televisiva, divenuta da subito, un culto multimediale. Trasmessa in diretta su Rai3 la scorsa domenica sei febbraio, nel programma “Che tempo che fa”, condotto da Fabio Fazio.
Una Chiesa dalle lussuose dimore vaticane contrapposta alla visione dell’ovile. Riparo sicuro per il “gregge di anime guidate dal buon pastore”, il popolo di Dio. Sempre più bisognoso oltre che di beni primari per la sopravvivenza materiale quotidiana, di condivisioni solidali e caritatevoli.
Un’adesione compiuta nella prossimità alla povertà degli ultimi, ben riconoscibili nelle pagine del Vangelo. Piuttosto che in troppe lettere e documenti istituzionali, abbastanza distanti dalla pratica dell’annuncio del kèrigma.
Operazioni di facciate contigue al proselitismo gerarchico. Replicate anche in alcune diocesi da fiduciari ecclesiali non sempre all’altezza dei ruoli assegnati. Offuscati da reiterate aspettative di gratificazioni personali. Contigue agli orribili guasti perpetuati oltre Tevere anche in tempi recenti. Con estreme conseguenze, forse ancora poco immaginate.
Visitate con una lucida enfasi nel romanzo di Capaldo.
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