Diritto di cronaca. La ricerca della verità: non è lei.

“Chiarissimo. I giornalisti, quelli degni di essere chiamati tali, non inventano nulla, e poi alcune circostanze sono assolutamente vere: il numero di Alik era sul telefonino di Eleonora; Eleonora conosceva Alik.”

Le note tratte da un dialogo di Annalisa Medda, popolare telegiornalista cagliaritana, inviata di punta nella cronaca giudiziaria, illuminano a giorno il buio pesto dominante in una istituzione fondante di una società civile, l’informazione.

Il tema dirimente è un mood basico sul quale muove un romanzo che “vive” quotidianamente la nostra era contemporanea.

Una realtà così attuale e coinvolgente difficilmente trascurabile o evitabile.

“Non è lei” non è solo l’ultima fatica letteraria di Maria Francesca Chiappe, veterana giornalista cagliaritana, già capo redattrice presso l’Unione Sarda.

Il suo primo romanzo, uscito in libreria lo scorso tredici gennaio per i tipi di Castelvecchi editore, riguarda la vita di ognuno di noi. Sebbene, apparentemente, possa solo tenere il lettore preso piacevolmente dalla prima all’ultima pagina in una trama densa e scorrevole.

L’omicidio cruento e inaspettato di Eleonora Cabras, giudice presso il tribunale di Cagliari, consumatosi in una splendida mattinata nei primi giorni di ottobre, in un paesaggio paradisiaco, una bianca e deserta spiaggia di Villasimius; è il tragico incipit.

Si avvia una trama resa complessa dalla totale assenza di un movente attendibile per gli inquirenti che brancolano nel buio, considerate le dinamiche con le quali si è consumato il delitto.

Reso ancora più oscuro dal profilo riservato quanto solare della vittima. Con un matrimonio alle spalle e una reputazione specchiata non solo nell’ambito professionale.

Rispetto al drammatico evento si apre il ventaglio narrativo nei diversi approcci umani dei protagonisti.

Sulla sponda istituzionale i due attori principali lavorano sull’obiettivo comune: individuare l’assassino, assicurando adeguata giustizia per la vittima, i congiunti e la società. Poliziotto e magistrato procedono con strumenti e modalità divergenti.

Nell’arcipelago multimediale dell’informazione con la giornalista amica d’infanzia della vittima, entrano in scena alcuni colleghi locali, oltre una schiera di operatori rappresentanti i principali network nazionali accorsi a Cagliari. Grazie alla campagna virale intrapresa proprio da Annalisa, per ripristinare con contenuti forti e virtualmente adeguati la memoria bella e nitida di Eleonora. 

Si scuote l’Ansa. Una sua redattrice, Carla Melis, raggiunge per la prima intervista sul “nazionale” la collega sarda che ha bucato la rete. Milioni di visualizzazioni con il video più cliccato a poche ore dal primo post:

“E se chatto e mando foto e le ricevo nessuno ha il diritto di vedere quelle immagini, di parlarne e di pubblicarle. Nessuno. Anche perché è un esercizio davvero ipocrita scandalizzarsi davanti a scambi che sono la normalità assoluta, tra giovani e adulti. Chi lo nega è un bugiardo.”

Nell’avvincente narrazione dell’autrice, la figura della Medda con il suo carisma investigativo, solidale con uno stile deontologico e appassionato per la sua professione, sta all’umana cifra del dirigente della squadra mobile, Fernando Corallo.

Appassionato al suo lavoro in questura, non propenso a torbidi compromessi per la carriera. Per questo, vissuta in una bolla solipsista, ramingo per le vari sedi della penisola. Separato dalla moglie, rimasta a Napoli, sempre pronta a sostenerlo in un affetto mai dismesso. Una sorta di Montalbano napoletano che condivide con l’amica giornalista una sentita amicizia con Gigi Riva.    

Entrambi, impegnati con motivazioni diverse nel dipanare l’intricata matassa d’indagine, si muovono su percorsi opposti ai rispettivi omologhi.

Sia il pm titolare dell’indagine, giunto da Roma, che alcuni giornalisti compiacenti non disdegnano di esporre l’immagine della vittima alludendo a una sua vita privata e sentimentale border line.

Un dossieraggio rubricato nel consueto conio della “macchina del fango” aduso dei vari politici o noti personaggi pubblici coinvolti in reiterati scoop scandalistici; è montato all’uopo, senza scrupolo alcuno, per facilitare il corso delle indagini.     

Sullo sfondo occupato da antichi rancori e miserabili gesti compatibili con l’umana debolezza, l’orizzonte terso è visibile ancora. Grazie all’impegno faticoso dei non omologati.

Non necessariamente bisognosi di essere evocati come “eroi”. Una tendenza abbastanza abusata nell’era brutale della pandemia.

Il lavoro di Maria Francesca Chiappe assume una presa d’atto responsabile e audace, certamente in sintonia con il titolo di Ufficiale dell’Ordine al merito della Repubblica italiana, conferitole nel 2017 dal Presidente Mattarella.

M.F. Chiappe Fonte: profilo Linkedln

Un progetto ambizioso non più differibile: sdoganare esercizi di stile insulsi e retoriche non più sostenibili circa un serio contrasto alle violenze di genere.

Su una riforma seria circa il corretto uso della lingua italiana nel declinare i corretti termini di genere evitando forzature peggiori. Ancora più la necessità d’intendere il giornalismo e l’uso dei social network presìdi affidabili d’informazione e intrattenimento, secondo i ruoli e le aspettative di riferimento.

Non da ultimo rompere quel tabù dell’insularità, alibi surrettizio per un mancato, non più tollerabile pluralismo delle idee e dell’informazione globale nell’isola. Cuore del Mediterraneo. 

Buona lettura.

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