Comunicare il dolore provato dalle vittime di violenze e sofferenze. Informare nel modo adeguato, aderente alla realtà oggettiva, la pubblica opinione: lettori, spettatori, cittadini.
Un tema dirimente che diventa cruciale ogni giorno con la mole d’informazione invasiva che coinvolge la nostra giornata in tempo reale attraverso i canali mediatici. Tradizionali e virtuali.
Il seminario svoltosi a Sassari nella mattinata dell’undici maggio nella storica Aula magna dell’ateneo in piazza Università, ha offerto validi contributi formativi.
L’assise inserita nel programma del “Maggio della comunicazione” è organizzata dal Corso di Studi in Comunicazione Pubblica e Professioni dell’Informazione dell’ateneo sassarese.
L’incontro per i suoi contenuti offerti da autorevoli relatori addetti ai lavori, ha fornito una sessione valida per la formazione professionale agli iscritti all’Ordine dei giornalisti.
I lavori sono stati introdotti dai saluti istituzionali del Magnifico Rettore, prof. Gavino Mariotti e dalla giornalista Vannalisa Manca, consigliera presso l’Odg Sardegna
Mariotti, dopo aver annunciato l’arrivo di nuove importanti risorse nell’ambito PNRR, per l’ateneo sassarese, ha passato il testimone alle due colleghe dello stesso ateneo.
Antonietta Mazzette (dipartimento di storia, scienze dell’uomo e della formazione) nel primo intervento ha stimolato spunti di riflessioni per le relazioni successive. Così come la collega Romina Deriu, ha presentato le opportunità offerte dagli strumenti di studio sociologico.
Collegati ad una corretta rappresentazione dei fenomeni. Quotidianamente indagati e narrati nella comunicazione informativa.
Interessanti le relazioni del procuratore della Repubblica di Sassari, Gianni Caria e del collega Gilberto Ganassi, sostituto procuratore di Cagliari.
Il primo ha evidenziato i perimetri tracciati dal procedimento del processo penale rispetto al diritto di cronaca e al rilascio di notizie. Autorizzate con le norme del caso, esclusivamente dal rappresentante apicale inquirente. Un equilibrio istituzionale, sovente alterato dalle iniziative della presunta parte offesa. Che in più di un’occasione anticipa ai media l’ipotesi di reato, ancor prima d’informare nei modi dovuti, le autorità competenti.
Ganassi, da par suo, citando una sentenza, caso da scuola, ha illuminato le ragioni del corto circuito mediatico – giudiziario, evocato dal collega sassarese.
In ogni caso, non solo in riferimento alle tematiche oggetto del convegno, gli interventi caratterizzanti della giornata sono offerti dai relatori giornalisti.
Alessio Lasta, inviato per il programma televisivo “Piazza pulita” (La7), è intervenuto in collegamento remoto. Con una testimonianza vissuta in prima persona sulla cronaca di fatti violenti, cruenti, intrisi di tragico dolore. Le corrispondenze dai gironi infernali: gli ospedali violati con la prima ondata virale da coronavirus; il teatro di guerra ucraino, invaso dall’armata russa, danno la stura a una testimonianza intensa. Vera e documentata con le immagini dei satelliti per le attribuzioni di responsabilità sugli eccidi in territorio ucraino. Determinata nei toni per le emotività rielaborate. Nel ricordo visivo d’immagini che superano ogni altra narrazione orale.
Tutti gli interventi sono moderati dal giornalista scrittore Giacomo Mameli.
Le conclusioni di un mosaico articolato e complesso nel lavoro interdisciplinare, sono affidate a Maria Francesca Chiappe, giornalista all’Unione Sarda con una consolidata e lunga esperienza alla cronaca giudiziaria.
Traendo spunto dalla recente pubblicazione del suo primo romanzo noir “Non è lei”, ambientato nei suggestivi luoghi della litoranea cagliaritana (https://www.laltraribalta.it/2022/02/25/diritto-di-cronaca-la-ricerca-della-verita-non-e-lei/ ), la cronista scrittrice ha affrontato recenti, delicate sentenze della Corte d’appello di Roma in conformità con la Corte europea dei diritti dell’uomo.
Gli approfondimenti del seminario sassarese hanno ribadito le criticità del sistema informativo italiano. Caratterizzato da un depauperamento dei contenuti editoriali. Conseguenza di un crescente svilimento del profilo professionale del giornalista. Fenomeno gravemente abbattutosi sulle nuove generazioni. Totalmente sprovviste delle tutele contrattuali e legali.
Requisiti non negoziabili per la continuità della professione.
Una causa strutturale che fa il paio con l’estinzione della funzione editoriale.
Con la graduale scomparsa dei giornali tradizionali cartacei dalle edicole. Sempre più orientate, quelle rimaste attive, alla distribuzione di prodotti e servizi diversi. Con una naturale drastica riduzione del pluralismo informativo. Basta visitare una qualsiasi edicola sarda e constatare la quantità di quotidiani e testate nazionali disponibili alla vendita.
L’urgenza di attivare azioni concrete non è più tollerabile.