Letture speciali di fine estate. Marco Travaglio e Daniela Ranieri. L’irrinunciabile anelito della libertà.

Cosa potrà accomunare la lettura di due libri apparentemente distanti nella natura delle narrazioni, nei generi degli autori? Nella loro differenza anagrafica piuttosto che nelle diverse formazioni socio culturali?

L’invito alla scoperta di vibrazioni emotive convergenti può assumere le (piacevoli) connotazioni di una sfida per il lettore in questo scorcio di fine estate.     

A pochi giorni dall’appuntamento elettorale del venticinque settembre.

Coincidenza non dirimente, neppure secondaria rispetto ai contenuti dei due testi.

Leggerli per gustare l’essenza di entrambi o scoprirne l’eventuale fil rouge in tempo utile, potrebbe sembrare obiettivo inutile oltre che impegnativo.

Assorbire 982 pagine in poco più di una settimana non sarebbe una passeggiata per tutti. Considerando che rispetto alla scadenza proposta, gli appassionati lettori non condizionerebbero in alcun caso l’esito delle urne.

Per dipanare eventuali equivoci urge ribadire che non emerge alcuna interpretazione politica nella lettura di questi due splendidi libri.     

Saggio o romanzo, nel caso valgano ancora analoghe classificazioni, per opere letterarie di questa portata.

“Indro il 900. Racconti e immagini di una vita straordinaria” , scritto da Marco Travaglio, edito per i caratteri di Rizzoli nel luglio 2021, non è la biografia né l’agiografia del più grande giornalista italiano del Novecento. 

L’opera omnia realizzata dal suo allievo, probabilmente erede più prossimo nella scuola montanelliana, è un atlante, frutto di un ampio documentato lavoro di ricerca.

Realizzato con il contributo di alcune collaborazioni uniche e insostituibili.     

“Letizia Moizzi, la nipote che lavora con noi, mi racconta che spesso lo zio Indro gli editoriali li sogna la notte e glieli recita, anzi glieli “canta”, durante la passeggiata mattutina prima di scriverli, per accertarsi che abbiano il ritmo e la musica giusti”.

Il passaggio è tratto dall’introduzione al volume scritta dallo stesso autore. Che la termina motivando il suo grande lavoro, un riconoscimento sentito al Maestro:

“L’ho scritto per chi Montanelli l’ha letto, ma l’ha dimenticato; per chi stava dall’altra parte della barricata; e, soprattutto, per chi Montanelli non ha saputo leggerlo per ragioni anagrafiche e non sa cosa si è perso”.

La portata e la bellezza (il testo è corredato da una storica galleria fotografica) di questo compendio la si desume al termine dell’avvincente esplorazione narrativa.

Con gli ultimi paragrafi dedicati alla bibliografia e alle fonti.

Le presenze di tanti protagonisti del giornalismo, dell’editoria del secolo trascorso, attive nel sistema economico politico di riferimento, restituiscono una visione nitida.

Marco Travaglio in una conferenza all’Università di Sassari

Madre della situazione storica contemporanea.

“…abbiamo nostalgia dell’ingenuità: perciò ci innamoriamo. Ma innamorarsi, per chi conosce il vero, è una condizione di attrito che produce schizofrenia, mentre il non potersi innamorare, lungi dal calmare ogni velleità in via definitiva e soddisfarci dell’intelletto, produca dolore.”

La citazione richiama in poche righe una diversa opera omnia. Una esplorazione interiore (forse animista?),  senza precedenti. Un dialogo permanente, talvolta estenuante.

Irresistibile nella tensione emotiva allo scorrere delle pagine.

Una propulsione alla sensibilità del lettore. Prodotta da una spregiudicata potenza della scrittura.

“Stradario aggiornato di tutti i miei baci” è l’ultimo libro scritto da Daniela Ranieri.

Pubblicato, nella prima edizione, nel maggio 2021 da Ponte Alle Grazie, il romanzo, (accezione quanto mai riduttiva), evoca nel modesto immaginario dello scrivente, le visioni fantastiche di “Viaggio allucinante”, fantascientifico film del 1966, diretto da Richard Fleischer.

“Una disastrologia, un trattato delle difficoltà di stare al mondo. Canto gli inadattabili, gli inappariscenti. Quelli che stanno scomodo dovunque si mettano.” 

Uso uno stralcio di una esauriente presentazione concessa dall’autrice per RAI Cultura, fruibile in rete: 

(https://www.raicultura.it/letteratura/articoli/2021/07/Daniela-Ranieri-Stradario-aggiornato-di-tutti-i-miei-baci-9607af1e-038a-4c49-b039-17c7f155fa1f.html)

per un’adeguata accoglienza al lettore che (come il sottoscritto), potrebbe intimorirsi nei meandri, talvolta tortuosi, del viaggio allucinante (non me ne vorrà l’autrice) di cui sopra.  ,

Avventurarsi nelle 684 pagine dello stradario di Ranieri può abbreviare molte “distanze” fra i turbamenti che insistono nelle storie quotidiane di tante anime contemporanee e le voci poetiche, pragmatiche, talvolta dolorose. Cori soffusi dai vari autori e letterati che popolano gli episodi esplorati dalla Ranieri. Impegnata nella comune ricerca di coniugare le pulsioni sentimentali con la necessità dell’amore. Capace di predominare nell’avanzata del traffico delle relazioni umane oltre quello metropolitano. Contaminato dai mille intralci strutturali di una società convulsa e inefficiente.

Non sarà casuale l’accesso del titolo nella dozzina dei finalisti all’ultimo premio Strega.

Daniela Ranieri. Fonte : pagina Facebook

Una candidatura proposta da un’autorevole collega (bellissima controtendenza dei nostri tempi), Loredana Lipperini con la seguente motivazione:

«Un libro come Stradario aggiornato di tutti i miei baci di Daniela Ranieri (Ponte alle Grazie) è uno dei testi più importanti letti negli ultimi tempi. Esito a definirlo romanzo perché è un libro che prescinde dalla forma, senza definizione possibile se non quella che hanno avuto i concupiscenti illusionismi di Manganelli (anche se il modello dichiarato di Ranieri è Gadda). È un libro coltissimo ma insieme innervato di passioni, amore morte preghiera. È un inganno (non è un memoir) ed è sincero come può esserlo la letteratura. È un labirinto di carne e parole (e profumi) dove ci si smarrisce, ci si ferma, si torna a leggere. La sua levatura letteraria lo rende più che degno di concorrere per l’assegnazione del Premio Strega.»

Termino, finalmente, svelando le personali premesse iniziali sulla vicinanza dei due libri proposti.

Una comune sintonia, non solo professionale, nel condividere il lavoro nella stessa testata   giornalistica, si avverte nella comune aspirazione alla lotta quotidiana per la tenuta della libertà.  

Non intesa come la tutela di un bene ideologico, quanto la quotidiana professione di conoscere la propria persona, fisica e spirituale, per viverla con tutto quel che comporta, nella propria libera scelta di indipendenza e autodeterminazione.

Leggerne almeno uno, se non entrambi, per l’appuntamento alle urne della prossima domenica è un benefico palliativo.

Buona lettura.

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