“Sandro Gilioli, giornalista dell’Espresso, autore del seguitissimo blog piovono rane e poi direttore di Radio Popolare, del nuovo Berlusconi nel 2018 scrive: <<Nessuno che gli voglia bene e gli impedisca di andare in giro a fare strafalcioni spaventosi e figure peggiori, numeri sbagliati, valute sbagliate. Non ha nessuno. Il bilancio di una vita drammatico e fallimentare a ottantadue anni: attorno solo clienti, profittatori, affamati di qualche mancia di soldi o potere, e la lucidità che se n’è andata, e la voce strascicata nell’emulare il se stesso di un tempo, il corpo mummificato in un’imitazione grottesca del proprio passato. Pietà umana per un uomo così ricco di denaro eppure così povero di affetti, di rapporti autentici e, purtroppo di dignità>>
L’ultimo saggio di Gianni Barbacetto, “Una storia italiana”, edito da CHIARELETTERE, con la prima edizione pubblicata nello scorso gennaio, anticipa di pochi mesi la scomparsa del protagonista, Silvio Berlusconi.
L’approfondimento, nell’inchiesta del giornalista de Il Fatto Quotidiano, allarga uno spettro di analisi e visioni che supera ampiamente la vicenda e il mito consolidatosi sulla figura dell’ex Cavaliere.
Nato a Milano il ventinove settembre del 1936.
Il titolo del libro fa il controcanto, ovvero ripete quello della nota e inedita brochure, spedita con apposito plico postale, a tutte le famiglie italiane in occasione delle elezioni politiche del 2001, dallo stesso fondatore di Forza Italia.
Senza spoilerare i contenuti del libro, saltando alle fonti, citate dallo stesso autore, è evidente la vasta storiografia dedicata all’editore televisivo italiano più noto al mondo.
Una produzione talmente ampia che potrebbe relegare questo lavoro di Barbacetto a uno fra i tanti. Catalogabile nella schiera dei detrattori secondo la fedele lettura della fazione opposta.
L’altra metà (forse) degli italiani che – se non ha amato profondamente il Cavaliere, nella misura delle più ristrette sequele di sodali, grati per sempre –certamente ne ha apprezzato le gesta o semplicemente gli ha manifestato simpatia o consenso.
Le motivazioni di questo nuovo saggio sono offerte e riassunte dallo stesso autore nel sottotitolo che dopo un’asserzione, condivisa all’unanimità nell’opinione pubblica – “Su Berlusconi crediamo di sapere tutto. Abbiamo visto tutto, letto tutto.”– assesta la domanda legittima: “Ma è proprio vero?”
La quarta di copertina entra nel merito delle stesse motivazioni riferendo di “fatti noti e quelli sconosciuti, rimossi o dimenticati dell’uomo che nell’ultimo mezzo secolo ha forgiato l’Italia a sua immagine e somiglianza”.
Oltre le vicende caratterizzanti la straordinaria carriera di Silvio Berlusconi, il suo geniale personale talento nei settori commerciali della compravendita & marketing, la narrazione di Barbacetto traccia alcune linee fondanti, difficilmente confutabili.
La visione d’insieme legata ad una certa “cultura popolare” solidale e di supporto alla filosofia e allo stile di vita imposto da Berlusconi, nel coso dei decenni.
Grazie alla potenza del suo impero mediatico.
Realizzatosi in un’ascesa economica e politica. Raccontata in questo libro con i canoni di una dettagliata e rigorosa inchiesta giornalistica.
Nella ricostruzione delle cronache, supportate dall’ingente documentazioni di atti e sentenze processuali, riferite a una moltitudine di soggetti che, a vario titolo, hanno interferito nella vita di Berlusconi, emergono alcuni elementi salienti.
La quantità difficilmente stimabile di liquidità: denari , beni materiali, e immobili che hanno caratterizzato un fine comune da perseguire per uno smodato arricchimento personale.
La natura e l’origine di questa enorme mole di capitali, in tanti casi – suffragati da sentenze definitive di processi penali – risalgono ad attività criminali di organizzazioni mafiose.
Attive in Lombardia sin dagli anni Settanta.
Barbacetto non riscrive l’ennesimo processo penale o mediatico.
Per il lettore medio che ha superato i cinquanta anni di età sono chiare le mistificazioni perpetuate in tutta la fase storica che ha vissuto l’Italia con il Berlusconismo, avviatosi con l’estinzione della cosiddetta “prima repubblica”.
Al netto degli stereotipi o delle definizioni giornalistiche abusate nel corso delle lunghe o brevi stagione politiche, il collateralismo di autorevoli (presunti tali) esponenti della parte politica avversa, è stato determinante nell’accompagnare il politico – imprenditore più divisivo della storia repubblicana italiana. Nel suo irripetibile passaggio terreno.
Segnato, nel contesto delle più diverse iniziative giudiziarie che lo hanno coinvolto, col più grave e intollerabile accostamento (per un esponente istituzionale apicale quale il Primo Ministro) alla fase stragista della mafia negli orribili anni 1992/93.
Un buco nero colmo di sangue innocente, non asciugato dalla giustizia, che mai potrà essere rischiarato in tutta la completa verità, circa i veri mandanti di quelle orribili devastazioni.
Rispetto a quest’ultima pubblicazione di Barbacetto, stride in tutto il memoriale opposto, il processo celebrativo di cordoglio e suffragio avviato in sede istituzionale e politico dal giorno della scomparsa di Silvio Berlusconi.
Avvenuta a Milano lo scorso dodici giugno 2023.
Sullo sfondo permane un Paese che rispetto ai primi anni Novanta ha un potenziale di elettori attivi che, mediamente, ad ogni consultazione con le urne, non supera, quasi mai, il cinquanta per cento degli aventi diritto.
Se qualcuno dei circa centoventimila giovani che ogni anno lascia l’Italia per emigrare all’estero, avesse ancora voglia di leggere – oltre la possibilità per spendere il prezzo di copertina di queste, sempre più rare, necessarie pubblicazioni – confermerebbe l’ineluttabilità della propria scelta.
Buona lettura.