Illuminare le fonti nella storia dello stragismo in Italia. L’adozione di linguaggi adeguati nel trattare le vicende terroristiche della Repubblica italiana. La consapevolezza di un progetto fattibile nell’ultimo saggio di Benedetta Tobagi.

“Ho dedicato buona parte degli ultimi quindici anni a studiare la storia dello stragismo, è stata l’oggetto del mio dottorato e di un assegno di ricerca successivo. Mi sono occupata in particolare delle vicende processuali e dei depistaggi, per comprendere i meccanismi che hanno prodotto la ferita collettiva dell’impunità e, alla luce di questi, poter valorizzare la verità che abbiamo su queste vicende, la sua forza e il suo significato. Alla base di queste ricerche, come spesso accade, c’è anche una ferita personale.”

Il passaggio stralciato dalla introduzione al suo ultimo saggio, scritto dalla stessa autrice, è già  sufficientemente esaustivo per incentivare, non solo come atto dovuto in un ambito di una civica cittadinanza, una lettura coinvolgente. Per usare un eufemismo.  

“Le stragi sono tutte un mistero”, alla seconda ristampa, è l’ultimo progetto editoriale 2024 di Benedetta Tobagi. Pubblicato nella collana Robinson/Letture, serie Fact Checking, per i caratteri di Editori Laterza.   

L’aspetto più evidente e originale di questo saggio che indaga, probabilmente, il fenomeno più drammatico e insoluto della nostra storia repubblicana, sdogana alcuni stereotipi consolidatisi in una narrazione, anche recente, permeata da approcci precostituiti.

Poggiati su una forzata mancanza di notizie e sentenze definitive, atta a confermare una nube omertosa circa l’identità dei responsabili e dei veri mandanti con i relativi colori eversivi.

Rispetto ad una importante pubblicistica con precedenti lavori della stessa Tobagi e di altri colleghi    

(https://www.laltraribalta.it/2020/10/30/la-maledizione-di-piazza-fontana-il-processo-impossibile/)   

Il filo rosso, o meglio nero, che connette determinate azioni politiche e perdura nei nostri giorni contemporanei è ben delineato.    

Possiamo citare alcuni tratti salienti di un’opera dove la chiarezza – nella mole inimmaginabile di notizie e fonti, normalmente scollegate e disordinate – coglie una sintesi chirurgica di raro pregio nella penna della scrittrice, editorialista per il Corriere della Sera.   

Benedetta Tobagi fonte: pagina facebook

Sulla strage alla stazione di Bologna, 2 agosto 1980, dalla pagina 19 circa il quinto processo, comunemente definito “processo Bellini” o anche “processo ai mandanti”, appare il vulnus.

Falso, subdolo che impera sovrano: “…per il reato di depistaggio, finalmente introdotto nell’ordinamento italiano nel 2016 “ .

E ancora alla stessa pagina : “ Alla fine degli anni Settanta, infatti la destra eversiva era una sorta di “arcipelago”; sin dal primo processo si era ricostruito come i Nar avessero operato in collegamento con altre sigle, da Terza Posizione a schegge della disciolta Avanguardia Nazionale, e con esponenti della vecchia guardia di Ordine Nuovo. Esce confermato e rafforzato il quadro dei depistaggi, e soprattutto il ruolo della P2.”    

Un ultimo spunto, riferito all’indicibile dossier Gladio, tratto dalla pagina 165, dedicato al ruolo dell’informazione italiana, quando coerente al suo ruolo:

“Nessuna ragione di Stato può essere invocata per giustificare il mantenimento, la copertura, la difesa di una struttura militare segreta composta da membri selezionati ideologicamente – dipendenti o, come minimo, sotto la forte influenza  di una potenza straniera – che presumibilmente viene usata come strumento di battaglia politica. Nessuna definizione si può dare di questa operazione se non quella di alto tradimento e attacco alla Costituzione.” 

Quest’ultima ricerca di Tobagi riesce a sovrapporre con una applicazione oggettiva

elementi e attori protagonisti negli anni cruciali delle stragi  con quel brodo di coltura contiguo alla attuale fase socio politica italiana.

Il quadro storico degli anni 70/80 ha subito il crinale stragista con i contributi decisivi di apparati dello Stato, rubricati dai neologismi giornalistici come “servizi deviati”.

Complici quest’ultimi nell’organizzare le “stragi di Stato”, alimentate dalla “strategia della tensione”. Stragi puntualmente catalogate, per l’attribuzione dei mandanti, nel gorgo indefinito dell’oblio, come misteri”.   

L’insieme di queste espressioni raffigura cloni scudati della finzione.

Smascherati e illuminati dalla ricostruzione certosina della scrittrice.

Benedetta Tobagi fonte: pagina facebook

Capace di mettere in fila – nel magma di centinaia di archivi disomogenei e opportunamente amputati dalle informazioni non fruibili ruoli e nomi di istituzioni, associazioni parallele, coperte da politiche extra governative, fuori da qualsiasi perimetro legale e costituzionale.

Azioni eversive contigue alle forze del ventennio fascista. Sconfitte, insieme al regime nazista, dalla resistenza partigiana e dal successivo avvento della Prima Repubblica.           

Gli uffici riservati nelle principali questure italiane con le attività di raccolta informazioni gestite dal SID e dal SIFAR, rappresentati dai noti personaggi, prefigurano l’operatività indisturbata delle maggiori iniziative eversive. Con l’invisibile regia diretta dalla loggia P2.   

Quel filo nero di cui sopra, sbiadito, nelle intenzioni di un attuale, ampio arco parlamentare e in importanti figure dell’attuale esecutivo (ma non solo) del governo nazionale; riemerge in determinate visioni ultime della cronaca attuale.

Senza entrare nel merito di esempi netti, segnalati nella narrazione dell’autrice, si confermano decisive tre forze nella tenuta del quadro costituzionale democratico.

I rappresentanti politici di riferimento, gli organi di stampa, le forze inquirenti e giudiziarie.

Nell’epoca stragista, alcuni profili in apicale posizione istituzionale (il presidente emerito Francesco Cossiga per citarne uno fra i principali), alimentarono, con modalità quanto meno paradossale, l’estensione temporale delle indagini. Facilitando depistaggi e drammatiche omissioni. Altri, decisamente più giovani, con ruoli importanti, ancora in essere, contribuirono (continuano tutt’oggi, nonostante un consenso elettorale prossimo all’estinzione) ad attivare campagne mediatiche destrutturate nella sostanza giuridica – un caso di scuola il dibattito sul “segreto di Sato” –

Per l’informazione e la magistratura, le situazioni, seriamente critiche nel periodo più nefasto, dominato dall’alleanza fra P2 e organizzazioni mafiose, degradano sino ai nostri giorni.  

Sarebbe superfluo aggiungere parole alle conclusioni di Benedetta Tobagi.

In ogni caso non definitive.

Sin quando lettori, cittadini e giovani cervelli – il potere sovrano del popolo – continueranno a coltivare legittime aspirazioni per vivere in un Paese libero e democratico.

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