Fuori fuoco. Un pianeta di nome Antonello. L’infanzia negli anni del boom economico. Il sessantotto. La musica. Roma e tanto altro. Un viaggio rapsodico con una eccezionale macchina del tempo, la musica d’autore.

“Chi ha nostalgia affonda il presente nel passato. Chi guarda al futuro porta il passato nel presente. Io appartengo a questa seconda scuola. Alcune cose riesco a fissarle perché sono immutabili.”

Il passaggio stralciato nel paragrafo finale delinea la cifra di uno fra i pochi cantautori italiani, capaci di imprimere, con il suo talento artistico, una svolta narrativa della musica d’autore.

Con i suoi testi scritti nel corso della sua prolungata e luminosa carriera.

Con una suggestiva raccolta di immagini, testi, didascalie, tratte da innumerevoli successi della sua ampia produzione, nasce Fuori fuoco.

Un volume realizzato da Antonello Venditti, uscito lo scorso diciannove novembre per i caratteri di Rizzoli editore per Mondadori Electa.       

Un opera omnia per un prezioso progetto editoriale realizzato con un fine lavoro documentale. Forte di una ingente mole di foto, immagini con la curatela al progetto di Simona Orlando, la consulenza grafica di Martina Toccafondi, la ricerca iconografica di Simona Girella, i contributi di Guido Tognetti.

Ricordare i più stretti collaboratori, coautori in questo ricercato progetto, citati al termine del volume nel copyright, ci rimanda all’idea ecumenica di una comunità universale.

Vivente nella narrazione del volume.

Espressa tangibilmente nelle due pagine necessarie per ricordare i crediti fotografici, le didascalie. Realizzati e condivisi dai protagonisti reali in una storia che appartiene a tutti. Non solo ai lettori di questo libro, ai coetanei dell’autore o a coloro che hanno vissuto e apprezzato i suoi primi passi. Quelli più antichi e complessi dei primi anni settanta.

Una occasione unica.

La seconda di copertina rilancia alcuni spunti di riflessioni che schiudono viaggi di conoscenze e memoriali sensoriali che renderanno al lettore visitatore un senso di consapevolezza che potrà premiare le sensibilità più diverse.

Proprio il titolo, Fuori fuoco, dilata associazioni iconiche sulle immagini. Fotografie che “fermano l’attimo, ma non lo colgono”. Non raccontano quello che c’è dietro – scrive l’autore nella seconda di copertina.      

Complicato, immagino non solo per chi scrive, pensare di recensire un libro con questi contenuti. Non solo per la necessità di distanziarsi dal vasto “popolo” di fan o dei tantissimi over cinquanta e sessanta, giovanissimi negli anni settanta, che siano cresciuti a “pane e cantautori”.         

Questo volume esula dai pur legittimi canoni celebrativi di una icona popolare della Musica Italiana. La coincidenza con l’uscita dell’album Cuore 40th (la tracklist include Notte prima degli esami)  nel quarantennale dell’esordio  originale del 1984 – nella confezione amarcord che racchiude la doppia versione in vinile e cdè un valore aggiunto per le suggestioni delle ricorrenze.

Che alimentano simboli e, probabilmente, fidelizzano o tentano di farlo, un cambio generazionale, sempre importante nei mutamenti epocali, anche  musicali, del terzo millennio.      

Un’adeguata chiave di lettura per aprire un piccolo mondo antico che si svela in queste pagine può  svincolarsi dalla figura imperante del protagonista.

Riconoscendone la generosità di raccontare attraverso esperienze intime e private la vita, le tensioni emotive e personali di milioni di italiani. Contemporanei e non, che vissero quegli anni. Sicuramente irripetibili. Non è un viaggio a ritroso.

La visione di Venditti è atemporale. Non è stato un profeta né un indovino. Neppure un santo.

La sua fragilità umana è sempre esposta con il coraggio degli umili.

Un gioco sapiente anche su temi decisivi o dissacranti. Che sul crinale del Novecento furono risolte anche nel sangue dell’antagonismo politico. Degenerato negli anni di piombo. Deturpati irreversibilmente dallo stragismo terroristico. Stagioni accompagnate da una informazione non sempre adeguata.

Liquefattasi nella volatilità contemporanea dell’oblio digitale. Dove il peso o l’enfasi di determinati eventi rappresentano mine vaganti non sempre gestibili.

Lo stesso Venditti ne è stato coinvolto con il grossolano inciampo – amplificato nelle conclamate dinamiche online – nel concerto dello scorso venticinque agosto a Barletta. Quando si era rivolto in modo scomposto nei confronti di una ragazza disabile.    

Sul fronte biografico, così racconta alla pagina trentasette, a proposito delle sue fragilità, il passaggio più doloroso nella sua esperienza privata:   

“La calata nel mondo delle tenebre, dove credi che ormai niente e nessuno ti possa aiutare. Ero scappato dalla mia città e dai miei problemi, confondendoli. Dopo la separazione da mia moglie, mi erano rimaste le chiavi di una casa che non era più mia. Mi ero portato via i libri e la foto di mia nonna bambina che giocava con il cerchio in piazza.”

L’amicizia è più forte e inclusiva dell’amore.

Alla pagina trentanove:

“Io l’amico ce l’avevo. Si chiamava Lucio. Aveva composto La sera dei miracoli guardando dalla mia terrazza la città in festa, quella di Renato Nicolini e dell’Estate Romana, ubriaca di gente in piazza.

Anche io mi ripresi la mia geografia, e feci un disco completamente romano, appoggiando il panama sull’Anelli. Paglia e piano. Il cuore tornato al suo posto.”

Nel girare il mondo con la ragione del suo lavoro, non poteva saltare il rapporto intimo con i partner in ribalta.

A pagina cento trentatré il ricordo di Gato Barbieri:

“Barbieri era nato a Rosario, la stessa città di Che Guevara e a questo fatto teneva moltissimo Si portava dentro gli strazi sociali e politici dell’America Latina degli anni 70, un pathos, un moto ribelle.”  

E le opportunità per vivere i suoi brani attraverso aneddoti e amuleti. Gli accessori inseparabili nell’abbigliamento, cappelli e gli occhiali negli incontri con gli amici più stretti, le esperienze formative al Folkstudio: Lucio Dalla, Francesco De Gregori, Ivan Graziani, Giorgio Lo Cascio, Billy Joel. 

La capacità di affidare al testo in musica, lo specchio del suo animo trentenne:

“No, proprio non si può dire che sono stato un modello. Di fedeltà, di coerenza, di donna candida e smarrita. Non sono mai stato io il tipo di accettare ordini e compromessi.
Con uomini, con donne e con i santi stessi (Ora che sono pioggia 1974)”

Trasmettere l’essenza della genitorialità nel rapporto tra padre e figlio con uno splendido affresco narrante la speciale giornata conviviale con David Gilmour, trascorsa insieme col figlio Francesco in occasione del colossale concerto a Cinecittà dei Pink Floyd. Dalla pagina centottanta tre:

“Mi trovavo sul vecchio set di uno dei più grandi registi al mondo, ad ascoltare la musica di una delle più grandi band al mondo, con mio figlio accanto. Nel mio vocabolario sta alla voce felicità”.  

L’ultimo riconoscimento in ordine temporale, il premio alla carriera, consegnatogli poche ore fa in diretta sul network Rai al settantacinquesimo festival della canzone italiana di Sanremo, a pochi giorni dal suo settantaseiesimo compleanno, sugella i canoni di un cammino artistico e professionale percorso da un uomo saggio.

Antonello Venditti fonte : profilo facebook

Capace di rappresentare scissioni e frammenti di un immenso mosaico di Umanità.  

Abbiamo già detto sulla vana possibilità di condensare i contenuti di questo libro.

Presidio di emozioni preziose.

In conclusione possiamo certamente consigliarlo non esclusivamente come l’oggetto da collezione nella produzione artistica dell’autore di Roma Capoccia.

Un viaggio nelle radici dell’Umanità che fra l’orrore delle guerre e di tutte le sofferenze del pianeta, sconosciute ancora alla vita della maggioranza dei popoli occidentali, potrà donarci l‘opportunità di poter vivere compiutamente il titolo dell’omonimo brano pubblicato il ventidue settembre 2003: Che fantastica storia è la vita.        

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