“… Perché la vita, come un romanzo, deve essere un’avventura. E le avventure sono le vacanze della vita.”.
Non sveliamo nulla di essenziale al gusto della lettura, citando la chiosa tratta dall’epilogo dell’ultimo romanzo scritto da Joel Dicker.
L’enigma della camera 622, edito in Italia dallo scorso giugno per i caratteri de La Nave di Teseo con la traduzione di Milena Zemira Ciccimarra, rilancia il talento del giovane scrittore ginevrino, classe 1985, ampliandone la portata narrativa su più contenuti. Uniti da un linguaggio vivo e fluente, capace di tenere “ostaggio” il lettore dalla prima all’ultima e distante pagina.
Difficile definire il genere di un’opera di tale portata o catalogarla secondo etichette utili solo ai ripiani espositivi delle grandi catene distributive librarie.
La trama, ovvero le trame narrative, si sviluppano su più livelli temporali e con più protagonisti che interpretano fatti e sentimenti diversi. Talvolta sovrapposti o ripetuti secondo versioni diverse che allungano il volume sino a superare le seicento trenta pagine.
E’ lo stesso autore che si cala, come voce narrante, fra i protagonisti. Rifugiandosi in un’apparente solitaria vacanza in un lussuoso albergo nelle Alpi svizzere, il Palace de Verbier. L’approdo nel buen retiro montano avrebbe alleviato nelle intenzioni dello scrittore il brusco abbandono, nell’avvio di una relazione sentimentale, subito dall’avvenente Sloane, vicina di casa. Intollerante rispetto alle priorità lavorative del timido Joel, assorbito full time dalla dipendenza per la scrittura.
Proprio la rilassante località, scelta per allontanare i malumori e le ansie metropolitane, nell’avvio dell’estate 2018, sarà la sede per avviare un’intrigante ricerca su un misterioso omicidio realizzatosi tre lustri prima proprio nella quiete del lussuoso hotel.
L’assenza del numero 622 nella numerazione delle camere al sesto piano con il curioso approccio serale al bar da parte della fascinosa donna inglese, Scarlett Leones, saranno le scintille per accendere i motori di una macchina narrativa dalle potenti trame fantasy.
Lo stratagemma dell’incontro con Scarlett, ammaliata dalla fama dello “Scrittore” da adito all’autore di comporre un prototipo innovativo del racconto. Non basato su una classica esposizione di fatti con un inizio e una fine. Bensì un continuo andirivieni di scene, aneddoti e visioni atte a rispondere sulle domande della sua assistente (Scarlett) nel viaggio storico alternato dai continui salti temporali di quindici anni.
Su questo esperimento narrante la critica dei fedeli giallisti di Dicker, reduci dai best seller de “La verità sul caso Harry Quebert”, “Il libro dei Baltimore” e “La scomparsa di Stephanie Mailer”, non è unanime sul top del gradimento.
Il delitto, vulnus strategico che si realizza proprio in quella camera 622– la sostituzione del numero sulla porta in 621/bis riscontrata da Joel segnala il desiderio di oblio per l’immagine dell’esclusivo resort– attiene la nomina del presidente della più importante banca ginevrina. L’annuncio del neo eletto con i vertici dell’istituto di credito, avviene in una serata di gala. Inclusa in un fine settimana di un ricevimento mondano. Tradizionale appuntamento annuale presso il Palace de Verbier.
L’articolato lavoro d’intelligence realizzato dallo scrittore e dalla sua assistente, apre il sipario su una sequela di attori legati al mondo dell’alta finanza bancaria elvetica e non solo. Avviluppati in giochi di potere che coinvolgono settori dei servizi d’informazione e spionaggio di altri Paesi con inevitabili contese sentimentali. Rappresentate da alcune figure femminili di promiscue estrazioni sociali. Un’iperbole fiabesca sdogana con disinvoltura la contaminazione fra le contrapposte classi sociali, ritenute un tempo inconciliabili.
Colpi di scena e rocambolesche rivelazioni si susseguono in una quaterna principale di protagonisti che incarnano più soggetti diversi. Una giostra prosaica di matriosche con veri e propri coup de théâtre, capaci di distribuire con arguto intuito, pathos e adrenalina in ogni pagina letta.
Senza dimenticare l’omaggio reso da Joel Dicker in un rapporto di grande amicizia e gratitudine al suo editore. Destinatario di una speciale dedica nella prima pagina del libro:
“Al mio editore, amico e maestro Bernard de Fallois (1926 -2018). Che tutti gli scrittori del mondo possano conoscere un giorno un editore così eccezionale.”
Con una sentita premessa al prologo: “Cari lettori, prima che iniziate la lettura di questo romanzo voglio condividere con voi un pensiero commosso per il mio editore, Bernard de Fallois, che ci ha lasciato nel gennaio 2018. Bernard de Fallois aveva un eccezionale senso della letteratura. Questo libro gli deve molto. Così come i miei precedenti romanzi. Buona lettura”.
Con successivi richiami nell’evoluzione del testo.
Un romanzo ricco di avventure, vacanze e gioie della vita condivise per ogni lettore.