Nei classici del Giornalismo, l’emozionante percorso americano di Furio Colombo.
“Sotto l’America scorre una doppia vita. Da una parte c’è un Paese solido, concreto, legato ai fatti e alquanto noioso. Dall’altra scorre un fiume incontrollato di desideri feroci, solitari, romantici, una concentrazione di estasi e violenza che è il vero sogno americano”.
La citazione racchiude con una efficace sintesi una visione tratta da un articolo pubblicato su
La Stampa del 2 dicembre 1979. Un saggio intitolato: “Il fuoco di Mailer, vecchio ragazzo”, scritto da Furio Colombo.
Una delle sue più raffinate recensioni corrisposte da New York, riferite a una presentazione letteraria con il talentuoso scrittore Norman Mailer, avvenuta presso la libreria Dalton alla Fifth Avenue.
Un evento narrato con l’esclusiva elegante sobrietà dell’autore aostano, nato nel primo giorno del 1931 e avviato nell’incipit con un’assonanza a Gli esami non finiscono mai del nostro Edoardo.
Il particolare carisma di un profilo intellettuale che include un naturale ruolo di “pontiere” fra l’Italia del dopo guerra e il continente a stelle e strisce.
Furio Colombo è la stella polare di una carriera giornalistica, umanistica, politica senza precedenti.
Una formazione vasta in un ambito d’avanguardia nell’apertura alla multidisciplinarità e al futurismo, corroborata da tante relazioni e conoscenze con i protagonisti storici dell’Universo liberale d’Occidente del secolo breve.
L’articolo ricordato in apertura, è incluso in una ricca e pregiata raccolta di saggi, interviste, memorie.
Tratte da una interminabile itinerario consumato fra l’Italia, le tante redazioni estere delle principali testate italiane, gli accrediti presso le principali istituzioni politiche e culturali U.S.
Una collezione che realizza un avvincente affresco dal titolo eloquente:
“La scoperta dell’America”.
Un elegante volume incluso nella rassegna dei Classici del giornalismo, edita da Aragno editore, in libreria da circa un anno.
Pur volendo, appare decisamente improbabile spoilerare alcun contenuto in questo progetto di ampio respiro storico, antropologico.
Grazie a una sequenza di articoli e interviste realizzate dal Colombo giornalista, una delle sue tante vite professionali, probabilmente quella più amata.
Certamente una scelta, vissuta in una cifra liberale democratica di matrice anglosassone.
Coerente all’idea di una stampa indipendente.
Strumento irrinunciabile nella ferrea vigilanza del sistema d’informazione nazionale rispetto al potere politico costituito.
Decisamente improbabile delineare anche una preferenza prioritaria nei trentasei saggi che costituiscono una narrazione di fatti, realizzati dai principali protagonisti.
Costruttori di una società moderna occidentale, segnata da tante contraddizioni e diseguaglianze sociali.
Alimentate in un equilibrio geopolitico, figlio dell’assetto post bellico del conflitto mondiale.
Relegato nel perimetro segnato dalla cortina di ferro dei due blocchi politico militari, artefici della guerra fredda.
Madre di un’ampia e vasta letteratura, rappresentata in tutte le puntuali corrispondenze di Colombo.
Solo per ricordare ai lettori il filo rosso del taglio storico formativo, essenziale per le nostre generazioni, anagraficamente più verdi, citiamo su tutte:
L’ultimo giorno di Kennedy, lucida ricostruzione dell’attentato mortale al presidente John Fitzgerald Kennedy, occorso il 22 novembre 1962 a Dallas.
Così come di straordinaria unicità appare l’intervista realizzata da Colombo a Pier Paolo Pasolini, poche ore prima del suo omicidio, consumatosi il 2 novembre 1975 sul Lido di Ostia.
Il celebre articolo contenente il dialogo con l’intellettuale bolognese, intitolato, per scelta dello stesso Pasolini, Siamo tutti in pericolo, fu pubblicato l’otto novembre 1975 su “TuttoLibri” settimanale de La Stampa.
La raccolta dei saggi selezionati da Colombo, ne La scoperta dell’America, è preceduta da una prefazione illuminante di Alberto Sinigaglia.
L’immenso e articolato itinerario, privato professionale di Colombo, trova nella postfazione di Silvia Jop, intitolata Avventure, viaggi, incontri, un senso compiuto che unisce i singoli episodi del libro.
Secondo le fasi storiche del Secolo Breve, annotate dallo straordinario cronista.
Il libro che, inevitabilmente, irradia luce riflessa sull’eccellente longevo profilo dell’autore, non rappresenta un mero importante omaggio alla luminosa e lunga carriera di Furio Colombo.
Offre una chiara, importante visione sul crocevia di tante discipline, esperienze e contributi, determinanti a rivelare gli States.
In quell’articolata e complessa osmosi multietnica che vibra nel Continente Nuovo.
Scoperto, geograficamente, una manciata di secoli prima dall’altro Colombo.
Sempre Italiano ed esploratore, originario del mare di Genova.
Buona lettura.