Una mattinata particolare, con la sala Sassu del Conservatorio sassarese Luigi Canepa affollata da giovani studenti lo scorso ventidue novembre.
Sono due le classi dello storico liceo classico Azuni (nella sezione musicale) più una folta schiera di allievi del conservatorio sassarese di via Cappuccini.
La riunione è animata da una speciale lezione tenuta da uno straordinario docente, intervenuto nella coincidente ricorrenza di più piacevoli momenti.
Il Maestro Bruno Tommaso con il giornalista Aldo Muzzo, ha intrattenuto l’attenta platea in un incontro davvero unico. Incentrato sulla presentazione del suo libro “La Scuola che sognavo. La musica come bene comune Il jazz come dialogo”, pubblicato nel 2020 per le edizioni EDI-PAN.
La discussione è stata presentata dal musicista Gavino Mele presidente dell’Orchestra Jazz di Sardegna, storica jazz band fra le più longeve al mondo, protagonista nella storia del Jazz italiano come nel percorso umano e formativo dello stesso Tommaso.
“Eravamo io Dante Casu e Angelo Vargiu…” – attacca Mele in una partecipata “modalità amarcord” descrivendo i passaggi di una telefonata da cineteca con il giovane compositore romano, già avanzato sul fronte d’avanguardia musicale post sessantottina.
“Ci sono dei ragazzi che vorrebbero conoscerti per una orchestra jazz…” continua Mele che riconosce in quel contatto la primogenitura di quella felice iniziativa che nacque con “Scrivere in Jazz”. Crocevia internazionale per decine di musicisti, vivaio di talentuosi giovani jazzisti emergenti.
Prima di lasciare la parola all’autorevole ospite, Gavino Mele lascia un testimone importante agli studenti in sala sul concepire un sogno sempre attuale: “Continuate a sognare, formate gruppi e affidatevi a musicisti esperti. Credeteci: noi siamo stati molto fortunati!”.
Stimolato dai temi proposti da Aldo Muzzo, il prof. Tommaso ha offerto un suggestivo volo sui suoi primi settantacinque anni, festeggiati proprio in Sardegna, come gli capita da più occasioni.
Un ammaliante percorso coinciso in gran parte con l’evoluzione del Jazz italiano, il suo riconoscimento nella didattica istituzionale, espresso con una narrazione coinvolgente nel suo libro memoriale.
Un compendio di eventi, tappe e appuntamenti, omaggi a maestri e colleghi musicisti.
Autorevoli compositori italiani che nel corso degli ultimi cinquant’anni hanno realizzato buona parte di quel sogno.
Immaginato con alcuni eroici avanguardisti affrancatisi dai recinti musicali rigidamente blindati nei canoni degli accademici. Rappresentati nella gran parte dei Conservatori musicali nazionali.
“Come tutti i sogni, non sono realizzabili al cento per cento. Ma senza sogni non si va da nessuna parte.”
La premessa di Tommaso anticipa il cuore del suo credo nell’amare la Musica, comporla e insegnarla. Una visione della melodia slegata dal manierismo “nell’Italietta post bellica dove la scuola era una cosa e la vita tutt’altro.”
L’esigenza di un’educazione musicale che proseguiva su una velocità diversa rispetto ai canali tradizionali, strideva con una mancata risposta nelle scuole italiane di musica: “il mondo era andato avanti, il conservatorio no.”
L’attesa di una riforma che cambiasse il corso degli eventi ha consumato nel corso degli anni sofferenze e fallimenti. Un processo faticoso affinché nuovi linguaggi entrassero nei Conservatori con alcune esperienze didattiche nuove fra cui il Jazz.
Iniziative spesso rigettate con un prezzo pagato in anni di ritardo.
In questo contesto la nascita della Scuola popolare di Musica di Testaccio a Roma, fu una “iniziativa abbastanza bizzarra” quanto necessaria e spontanea.
“Ci collegammo con una compagnia teatrale operaia del quartiere Testaccio dove era attivo il mattatoio”.
L’esperienza della scuola di Testaccio fu la stella polare che illumino la diversità dei generi musicali come motivo d’incontro e confronto fra stili e culture diverse.
Il rispetto reciproco dei propri ruoli, delle singole conoscenze rimane un punto fermo nel pensiero di Tommaso. Un principio semplice quanto rivoluzionario, fin troppo complicato nei meandri oscuri della nostra società civile.
Tanti gli aneddoti tratti dal libro, riportati in sala: le frequentazioni e le collaborazioni con il Maestro Giorgio Gaslini; l’originale incontro con il virtuoso fisarmonicista sardo Antonello Salis; la prima trasferta con l’allievo prodigio Paolo Fresu; i confronti formativi con alcuni colleghi contrabbassisti.
Non da ultimo il legame forte, quasi ancestrale con l’isola e Sassari. Suggellato in un incarico suppletivo da docente in contrabbasso proprio nel conservatorio sassarese nell’anno scolastico 1977/78.
Il lunedì in conservatorio chiude il tour sardo del progetto “Jazz Requiem Mass”, realizzato con musiche originali scritte da Tommaso, pensate per l’Orchestra Jazz della Sardegna (ricordata in più occasioni nel libro) offerto a Sassari nella Chiesa di Santa Maria di Betlem.
La targa “Amico di Sassari e pioniere del Jazz in Italia” consegnata al musicista dall’Assessore alla Cultura, Nicola Lucchi Clemente, a nome dell’Amministrazione comunale, completa una mattinata speciale di parole e musica. Belle da vivere. Belle da ricordare con la raccomandazione del Maestro ai suoi allievi: “Voi avete un patrimonio ricchissimo che è quello della Sardegna. Conservate questo patrimonio e semmai rivitalizzatelo.”