“Un tappeto di candidi bovini riempiva la via, impedendo la vista del basolato. – Acalate ‘o panaro! – gridò forte il vaccaro!”
Un incipit pittoresco e reale apre un romanzo vero più che storico, intrigante e accattivante. Elementi più che adeguati per una lettura piacevole e gratificante. Degna di un noir elegante e di spessore.
Luci sulla città. Un’inchiesta per Matilde Serao, è l’ultimo romanzo scritto da Massimiliano Virgilio, edito da Feltrinelli.
Difficile catalogare in una definizione di genere letterario questo lavoro, quanto facile e amabile risulti la sua lettura.
Lo scenario comune in continuità con l’ultimo libro dello scrittore napoletano (Quando brillano le stelle. La vita che resta dopo le attese. L’affresco contemporaneo di Massimiliano Virgilio. – L’ altra ribalta (laltraribalta.it) è l’anima popolare di una città. Stratificata in innumerevoli ambienti, situazioni, sentimenti e colori.
Un affastellarsi di metafore e finzioni s’intrecciano in un filone storico ben delineato. Un’ambientazione ideale per la narrativa di Virgilio, impegnato nel visitare sul crepuscolo dell’Ottocento, alcune vicende di cronaca nera partenopea collegata a particolari dinamiche politiche della capitale del Mezzogiorno d’Italia.
Uno spaccato geopolitico setacciato attraverso lo sguardo straordinario di “Matildella”. Stimata e nota per tutti come : ‘a signora. Ovvero Matilde Serao.
“…ma per sapere tutti quei fatti gravi e fatui, c’era un solo modo: acquisire una copia de Il Mattino di Scarfoglio e Serao. Anche gli analfabeti che in quella città di mezzo milione di anime erano la quasi totalità della popolazione desideravano essere aggiornati sulle notizie, perché essere informati conferiva loro un potere più grande di qualsiasi altro, più ancora dei quattrini e della posizione sociale: spendere la parola in pubblico.”
Il libro è un mirabile affresco di tinte forti e fosche della società partenopea dell’epoca. Colori che puntano, inevitabilmente, piena luce in tutte le componenti umane e professionali della scrittrice giornalista, autrice de Il ventre di Napoli.
L’intento non biografico dell’autore, coglie attraverso l’idea di giornalismo perseguita dalla Serao, l’approdo etico nel modo d’intendere la ricerca delle notizie, delle fonti rispetto alla produzione di una informazione reale e usufruibile alla più ampia fascia di popolazione. In una politica di condivisione democratica e popolare scevra da censure o strumentalizzazioni politiche. Lontane dagli interessi sovrani del bene comune.
Vulnus nella trama, il macabro ritrovamento del cadavere di un socialista nei vicoli del centro storico. Il rigore nella ricerca della verità, applicato nell’inchiesta condotta dalla Serao, in un dedalo di oscuri, malfamati risvolti del substrato politico locale; accende i confluenti narrativi animati dai coprotagonisti.
Insieme costruiscono un giornale, brillante specchio della comunità locale, che, insieme agli ingranaggi delle rotative in stampa, compone un contrapposto campionario umano.
“Loro due, Tartarin e Gibus, la coppia d’oro che pochi mesi prima aveva abbandonato il Corriere di Napoli del finanziere Schilizzi…”
Dalla figura sentimentalmente ambigua del coniuge Edoardo Scarfoglio, al fido capo redattore Scalingeer, passando per l’opaco capitano dei carabinieri, inquirente di apparato; sino alla sua amica storica, Eleonora Duse. Sempre pronta a sostenere il suo talento.
Con la brillante finzione nella sceneggiatura interagisce la scrupolosa ricerca nell’approfondimento storico della vita di Matilde Serao.
Un lavoro di approccio e conoscenza della giornalista nata a Patrasso nel 1856, affrontato con dovizia di notizie lavorate da Virgilio. Descritto con puntuale riferimento e citazione delle fonti nella bella e riconoscente appendice finale del libro.
Una appassionata seducente storia che conserva il pregio, non secondario, di connettere un filone di continuità con la scuola delle grandi autrici (Serao, Ortese) e autori del Novecento partenopeo. Collocandoli in uno spettro contemporaneo e popolare.
Sdoganando una diffusa aurea di elitari stereotipi attribuiti ad una ristretta cerchia di intellettuali. Più volte accusati di sottrarsi da una presa di posizione chiara nel dibattito politico sui destini della città.
Buona lettura.